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Speranza? no mai più.

Ovunque guardasse vedeva solo quello, non riusciva a toglierselo dalla testa.
Ci aveva sperato così tanto in quel futuro, che ora non le rimaneva più nulla, solo il vuoto.
Lo sapeva, da anni lo sapeva che quello che che stava facendo era sbagliato, fare progetti andava bene, anzi benissimo, però lei aveva esagerato, non si era data altre vie o altri piani, tutto quanto si basava solo sulla riuscita di quel singolo piano, era al corrente che fosse tutto tranne che semplice, ma non le era mai importato, voleva solo sperare che tutto sarebbe andato per il meglio e ce l'aveva messa tutta perché funzionasse, ma come al solito il destino era andato contro di lei.
Osservò il telefono con le lacrime agli occhi, sperava che in quel momento qualcuno fosse entrato nella stanza per darle la forza che lei non aveva, ma era consapevole che nessuno sarebbe arrivato e che anche se fosse, era solo lei che poteva farlo, solamente e unicamente lei poteva dirglielo.
Era terrorizzata, aveva sbloccato lo schermo ma le dita non si muovevano, l'ultima cosa che voleva era doverle dare certe notizia tramite il telefono, quella notizia in particolare doveva essere data a voce, ma non poteva aspettare, lei doveva essere avvisata subito, però le dita era bloccate.
Però come avrebbe reagito? si lo sapeva come, ma le alternative non le piacevano, uno degli scenari che la sua mente immaginava era della sua figura minuta che dopo aver ricevuto la notizia apriva le porte che davano sul balcone, faceva un paio di passi, scavalcava il parapetto e si lanciava dal decimo piano del palazzo, però come poteva tenerla all'oscuro quando la sua speranza si legava e si univa a quella di lei, le loro speranze erano sempre state unite come erano loro due, fin da bambine, in maniera indissolubile e fino a che la morte non le avrebbe separate, anche se entrambe erano convinte che nell'aldilà si sarebbero rincontrate.
Osservò l'autostrada che scorreva fuori dal finestrino, aveva ricevuto la notizia quella sera verso le  ventitré, non aveva esitato un secondo aveva messo un paio di cose nello zaino, aveva preso tutti i contati che possedeva e la carta di credito, poi era uscita di casa, si era fatta portare da un taxi fino alla stazione più vicina e lì aveva preso il primo autobus disponibile, ci sarebbero volute circa dieci ore, e ne mancavano ancora quattro.
Sapeva che lei stava dormendo ancora e che entro sera sarebbe arrivata sotto casa sua, ma una volta arrivata la mattina lei lo avrebbe saputo da altri e quello non doveva succedere, non sarebbe arrivata in tempo per dirglielo prima di loro di persona quindi doveva fare quella chiamata, si trattava della speranza del futuro che volevano costruire loro due assieme, nessun'altro poteva arrivare prima di lei.
Aprì la rubrica e digitò il contatto, fece partire la chiamata.
Sentiva il cuore che le martellava nel petto e aumentava ad ogni squillo.
Nessuno rispose, così con le dita che tremavano riprovò ma nulla, così alla terza volta le lasciò un messaggio in segreteria.
- Ti prego, qualunque cosa succeda non rispondere a nessuno e non leggere i messaggi di nessuno, ti prego aspettami o rispondimi. -
Gli mandò messaggi vocali e messaggi normali dove diceva la stessa cosa e la richiamo un paio di volte ogni quarto d'ora.
Mentre la paura le saliva sempre di più e le annebbiava i sensi, l'adrenalina l'aiutava a non crollare dal sonno, non aveva risposto e non aveva visto i messaggi, però era preso e lei si svegliava sempre tardi, quindi poteva farcela, scese dall'autobus in fretta e furia salendo sul primo taxi che vide fregandosene se altri stavano già parlando con il tassista, disse l'indirizzo e che se faceva in fretta gli avrebbe dato il doppio dei soldi, così l'uomo chiuse il finestrino in faccia ad una donna abbastanza infuriata e partì. Ad una velocità normale per arrivare dal centro fino a casa sia ci avrebbe impiegato almeno un'ora e mezza, il tassista per avere i suoi soldi ci mise quarantacinque minuti, così oltre che il doppio gli lasciò anche una piccola mancia visto che aveva passato un paio si semafori rossi e quasi certamente le telecamere lo avevano beccato.
Corse verso il cancello che chiudeva il giardino del complesso di appartamenti ma non si disturbò a suonare, si arrampicò e scavalcò correndo verso l'enorme palazzo, lì iniziò a premere tutti i pulsanti fino a che qualcuno non le rispose, disse di voler fare una sorpresa di compleanno alla sua migliore amica presentandosi alla porta e riuscì ad entrare, corse verso l'ascensore e una volta dentro aspettò con impazienza l'arrivo.
Non appena le porte si palancarono corse per i corridoi fino alla porta giusta, iniziò a suonare il campanello a raffica.
Le aprì il fratello con un faccia parecchio arrabbiata, che però mutò in stupore quando la vide.
- Luca, posso entrare? -
La fece entrare e lei iniziò a guardarsi attorno.
- Sta ancora dormendo, è domenica e se va bene si sveglierà dopo mezzo giorno, ho controllato cinque minuti fà, comunque se si svegli al sentiamo visto che fa un gran casino quando va in bagno. -
Lei si rilassò e si lasciò cadere sul divano, era arrivata in tempo, grazie a dio era arrivata in tempo, ora poteva piangere e urlare insieme a lei senza che nulla di male potesse accadere.

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