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La Rossa

Succedeva ogni santo giorno e ogni santo giorno la rabbia saliva e la investiva come una gigantesca onda di fiamme scarlatte impedendole quasi di ragionare, molte volte ci provava a fare qualcosa, ma la maggior parte delle volte  finiva sempre con un'occhio nero o altri lividi in giro per il corpo, ma non le importava, perché per quelle dieci volte in cui finiva a terra, una volta riusciva a trionfare.
Nei corridoi della scuola i suoi coetanei sussurravano il suo nome, o almeno lo strano nomignolo che le avevano dato, "La Rossa" neanche fosse chissà chi e facesse chissà cosa, solo certi comportamenti le facevano salire una rabbia cieca e non poteva ignorarla, come non poteva ignorare ciò che succedeva nei corridoi di quella scuola, non riusciva ad essere come tutti gli altri studenti e rimanere a guardare andava contro ogni insegnamento che suo padre le aveva impartito, sua madre diceva che era come suo padre, aveva il complesso dell'eroe, quando vedeva qualcosa di ingiusto non riusciva a distogliere lo sguardo e semplicemente lasciare stare, doveva intervenire e se non lo faceva ci ripensava per giorni interi.
Ma sua madre non era l'unica a pensarlo, tutti quelli che ogni giorno la vedevano a scuola lo pensavano, professori compresi.
Osservò il corridoio della scuola, caotico come sempre, pieno di rumore assordante come al solito, alla prima ora aveva matematica, affrettò il passo, la classe era nel lato opposto della scuola ed era già tardi, adorava il professore e non voleva fare tardi, doveva tenersi vicini gli amici, sopratutto quando non ti mandavano mia dal preside quando finivi in mezzo ad una rissa.
Ogni volta che finiva per fare a pugni con qualcuno sperava accorresse lui a sistemare le cose, era il solo in tutta la scuola che faceva un'eccezione per lei, di solito gli altri professori la lodavano per il suo spirito di giustizia poi la mandavano diritta in presidenza insieme a tutti gli latri, lui invece mandava gli altri in presidenza e portava lei in infermeria, l'aiutava sistemare le ferite visibili poi la rimandava in classe senza dire nulla, non la lodava ne criticava, semplicemente le dava una mano come poteva.
Solo una volta le aveva espresso un giudizio, dicendole che non sapeva se era stata più stupida o più coraggiosa nel mettersi davanti ad un ragazzino nerd per prendersi un cazzotto in faccia la posto suo poi la accompagnò al pronto soccorso, visto che lo studente che aveva sferrato un pugno era il capitano della squadra di lotta libera e lei per quanto forte era pur sempre una ragazza e il naso le si era rotto per bene.
L'unico che apprezzava sul serio il fatto che faceva da sacco box ai bulli della scuola era il suo fratellino, che ogni volta che aveva un nuovo livido voleva farsi sire per filo e per segno come se lo era procurato e chi aveva protetto, ogni volta che lei riusciva davvero o vincere lui esultava " La Rossa colpisce ancora! La rossa colpisce ancora", era anche l'unico a dirle che nonostante ciò che mamma diceva, lei era fiera di quello che faceva, perché assomigliava tantissimo a papà e questo la rendeva orgogliosa.
Svoltò l'angolo e vide la porta della classe in fondo al corridoio, ma un rumore le fece girare la testa, il capitano della squadra di lotta aveva appena sbattuto una ragazza contro gli armadietti, la conosceva, tutti sapevano era molto intelligente e che i suoi voti erano parecchio alti così quelli del suo anno sapendo che aveva lo spirito combattivo di una gomma da masticare la bullizzavano per avere i compiti.
 Intercettò un suo compagno di corso e gli disse di correre a chiamare il professore, lei invece osservò la scena e vide che alcuni studenti avevano avuto la brillante idea di filmare il tutto invece di intervenire, sorrise, poteva dare loro qualcosa per cui valesse davvero la pena di filmare, si girò ed intercettò l'aula di arte, corse dentro, prese un barattolo di vernice, il bidone con gli scarti del legno intagliato e la colla spry, si affrettò a tornare e trovò la ragazza in lacrime con la zaino a terra e lui con un quaderno in mano.
Si avvicinò in fretta e nel mentre tolse il tappo alla vernice, osservò la ragazza e le fece cenno di allontanarsi "Mi scuso in anticipo per il quaderno" disse poi si avvicinò alle spalle del ragazzo e mettendosi in punta di piedi per raggiungere la sua testa e versò la vernice, poi si allontanò con un salto per evitare una gomitata e gli saltellò attorno lanciandogli scaglie di legno e rimasugli di carta e plastica, per finire l'opera gli parò addosso tutta la bomboletta di colla spray.
Ovviamente il suo compagno di corso se la prese comoda e visto che nessun professore era ancora accorso sulla scena il ragazzone tutto muscoli fece in tempo a prenderla, sbatterla contro gli armadietti con leggermente troppa forza e tirarle uno schiaffo così forte che la spaccò il labbro facendola sanguinare fu quando il ragazzo caricò il secondo schiaffo che qualcuno lo fermò staccandolo da lei.
Osservò i suoi uomini, il professore di matematica era corso a prendere l'allenatore della squadra di lotta, che stava urlando al suo caro capitano che non gli insegnava a lottare per andare in giro a picchiare e malmenare le ragazzine, lei prima che qualcuno potesse dire o fare qualcosa che andasse contro di lei, prese il cellulare di uno degli studenti che ancora stava filmando, bloccò il video, si mise tra allenatore e allievo e mise il telefono in mano all'uomo :"Ecco guardi il video così non si deve disturbare a fare alcun tipo di domanda" poi se ne andò semi zoppicando verso l'infermeria, seguita dal professore.
" Perchè zoppichi? "
" Quell'energumeno mi sbattuta con troppa forza su quegli armadietti del cavolo, la schiera mi fa parecchio male" Lo sentì ridere dietro di lei.
"Non ne puoi fare a meno vero? "
" No, andrebbe contro la mia natura"

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