Passa ai contenuti principali

Caro Dio


Caro Dio ti parlo della vita.
Essere qui ha scrivere delle lettere per Dio è strano, soprattutto per me, ma per la giusta causa lo posso fare. In realtà si tratta solo di un piccolo concorso tra noi “scrittrici”. Siamo un gruppo piccolino e ci siamo conosciute su un’applicazione un paio di anni fa e ci divertiamo a fare piccoli concorsi tra di noi per vedere chi se la cava meglio, gli anni passati non ho mai partecipato, ma questa volta l’argomento mi intrigava, quindi mi sono detta perché no? L’unica cosa negativa caro Dio è che oramai in questo gruppo tutte ci conosciamo, quindi non posso fare scherzi, non posso scrivere cavolate inventate sul momento, devo essere sincera e me stessa. Però insomma Caro Dio, non credo ti importi davvero qualcosa e di sicuro sarai davvero tanto annoiato, ovunque tu sia, quindi vedrò di non stressarti troppo, anche se diciamocelo, tu mi conosci, la mia vita è davvero deprimente e noiosa. Per me è strano, davvero molto strano scriverti Dio, perché sai non credo che tu esista davvero, la vita mi ha portato a non credere alla tua esistenza e tu capirai anche il perché.
Quindi bene, parliamo della vita, quella che tu ci hai donato e quella che molti di noi stanno sprecando, almeno la mia vita non ha molto senso, non so se in futuro hai qualche progetto per me, però per adesso non è che va davvero molto bene. Non ho avuto una vita lunga, 19 anni non sono molto se paragonati all’intera esistenza umana, però devo dire che potevano andare meglio. Non voglio dire che sono l’unica persona che ha sofferto in tutto il mondo, all’inizio lo pensavo, quando ero più piccola credevo che io fossi la ragazzina che soffriva di più la mondo, poi ho aperto gli occhi e mi sono accorta che in effetti non era per niente così, anzi era proprio il contrario. Poi crescendo ancora ho capito, tutti al mondo soffrono, nessuno ne è escluso, ci sono persone forti che stringono i denti e vanno avanti, mentre altre che anche per una cosa minima decidono che la vita non vale la pena essere vissuta. Non so che tipo di sofferenza sia la mia, non ne ho la minima idea, però so che esiste e non so come alleviarla.
Ho imparato nei miei 19 anni di vita che non sono brava a scegliere gli amici, proprio per niente, non so se sono io che vengo attratta da loro o sono io ad attrarle, sta di fatto che la maggior parte delle persone che mi sono messa vicino nella mia vita mi hanno ferito, alcuni una volta sola, altri più volte e altri continuano a farlo. So che è normale, succede di continuo, però mi stavo domandando se per forza ogni persona a cui mi affeziono deve per forza ferirmi. Mi sento un cavolo di bersaglio a volte. Ora sai Dio io non riesco ad aprirmi con le persone, ogni volta che faccio nuove amicizie ho sempre il terrore di ripetere gli stessi errori, quindi semplicemente cerco di evitare di affezionarmi.  Ho iniziato a scrivere alle scuole medie, leggendo i libri capii che scrivere mi avrebbe aperto un mondo, dove potevo sfogarmi senza essere giudicata. Mi ricordo quando è successo, me lo ricordo benissimo, pochi giorni prima mi ero confidata con quella che credevo essere la mia migliore amica, le avevo detto la cotta del momento e alcuni pensieri sui compagni di classe, insomma cose del tutto normali, lei lo aveva fatto con me, io avevo tenuto la bocca chiusa quindi credevo di potermi fidare. Mi sbagliavo su tutti i fronti, il giorno dopo tutti sapevano quello che avevo detto alla mia amica, quella è stata la prima batosta, nulla di che in fondo. Peccato che poi la cosa è degenerata mi prendevano in giro, mi escludevano, e i compagni che avevano saputo quello che pensavo su di loro non la presero bene. In seconda media finì dalla psicologa per la prima volta. Quella è stata solo la prima volta, è successo altre volte, fino al culmine in seconda superiore, quando dopo essere stata vittima di bullismo ho lasciato la scuola, mi sono fatta bocciare e alla fine ho cambiato e sono finita nella scuola di adesso. Non voglio dire che la vita è solo  sofferenza, però alla fine io non so esattamente cosa vuol dire felicità. Posso dire di essere stata felice quasi solo per conto mio, sono state davvero poche le volte che qualcuno mi ha reso felice, per il resto della vita ho dato molto, sono sempre stata fin troppo gentile con le persone a cui tengo e alla fine quello che viene indietro e sempre e solo merda. Non parlo della mia famiglia, anzi non ne voglio parlare perché oramai ho capito qual è il mio ruolo e me ne sono fatta una ragione. Però posso dire tantissime cose sul resto, quest’anno penso di aver toccato il fondo quando ho dovuto quasi pregare la mia migliore amiche di passare il mio compleanno con me, dopo che io per il suo sono andata a casa sua, l’ho aiutata a pulire casa, a fare la spesa, a mettere le decorazioni, mentre io facevo questo lei parlava al telefono con gli invitati per avere la conferma finale. Le ho fatto un bel regalo, anzi un regalo che se lo ricevevo io scoppiavo a piangere, le mi ha a mala pena detto grazie ha strappato la carta non si è preso il disturbo di leggere le dedica ed ha fatto un sorriso sghembo di fronte al buono di 50 euro da spendere in libri (lei ama i libri quasi più di me e io ne sono ossessionata). Ho fatto di tutto per renderle il compleanno fantastico, poi quando è arrivato il mio turno, l’ho dovuta quasi pregare in ginocchio per farla venire, e una volta con me era svogliata e in compagnia di una sua compagna di classe ( la sua compagna che avrò visto si e no 5 volte mi ha fatto il regalo, lei che conosco da oramai 6 anni no) si sono lamentate per tutta la serata e hanno dormito tutto il film che siamo andate a vedere al cinema, l’ho vista contenta solo nel momento in cui mi hanno scaricato a casa e se ne sono andate. Abbiamo litigato parecchio dopo quello, in 5 anni non ho fatto altro che aiutarla, lei non ha mia fatto nulla per me, ma proprio niente, zero assoluto, mentre io mi facevo in 8 per aiutarla, se aveva problemi a casa stavo ore al telefono ad ascoltarla, ogni sabato cercavo di farle compagnia, potevo fare cento altre cose invece che starmene seduta davanti a lei ad osservarla studiare, ma credevo che l’aiutava avermi vicino visto i problemi che aveva. Ogni volta che era il mio turno averla accanto lei spariva. Tutt’oggi le sono amica, perché in fondo, non ho nessuno a parte lei e altre pochissime persone. Tutti dicono che è meglio soli che mal accompagnati, invece non è vero, sono rimasta sola moltissime volte, senza neanche la famiglia a starmi accanto e posso dirti Dio che stare soli è la cosa più orribile che esiste al mondo. Visto che ogni tanto qualcosa di buono esce dalla nostra amicizia, non voglio perderla, non credo di interessarle sul serio, però non voglio stare sola.
Bene Dio, queste storielle che non dico a nessuno sono deprimenti da fare schifo, costatare il fatto che sono una sottospecie di Zerbino dell’umanità non mi fa sentire molto bene, però è quello che sono. Per molte persone è normale soffrire  e poi avere delle belle storie felici che ti fanno passare tutto, per me no. A quanto pare mi hai messo tra le persone che devono accavallarsi le pene degli altri senza ricevere nulla in cambio, ma mi sta bene, ho capito che per me è così che deve andare. Arrivata a questo punto Dio vorrei solo farti alcune domande (anche se mi sembra ovvio che non mi risponderai), sai mi piacerebbe sapere almeno una volta cosa si prova ad essere amati? Come sorella, amica, morosa, non so cosa si prova ad avere qualcuno che farebbe di tutto per te, per come sono fatta so che non durerebbe, ma anche solo un poco mi farebbe piacere, un assaggino. Per intenderci so che ci sono persone che ci tengono e me, le conto nelle dita di una mano, però mi sento così vuota, così sola, così triste.
Ho finito con il deprimermi anche io, non so se ho fatto intendere il messaggio, ho parlato della vita solo nell’aspetto dei rapporti con le altre persone perché in fondo era per quello che avevo da dire. Dio, sappi che non ho detto tutto, per elencare tutti i fatti che mi hanno fatto diventare così come sono ora mi ci vorrebbero troppe parole e verrebbe su tutto quello che tengo segregato dentro e vorrei evitare. Ho anche un'altra cosa da chiederti poi basta. Dio ti prego, non farmi cedere, ho imparato a fingere le mie emozioni talmente bene che oramai confondo anche me stessa, la mia corazza spessa e indistruttibile tiene fuori tutti e dentro me, non farla crepare. Non voglio che chi mi sta attorno si accorga di ciò che provo, solo devo saperlo, voglio che tutti se ne stiano fuori, per favore non rompere la mia corazza. Mi sono chiusa talmente tanto che non mi arriva nulla, nessuno è abbastanza forte per penetrare la mia corazza, sia con emozioni positive sia con quelle negative, così deve rimanere.
Sinceramente tua, Gabriella.



Commenti